martedì 11 febbraio 2014

#3 - Judith

Esplosioni e raffiche di proiettili, questo era il suono predominante, insieme ai gemiti dei feriti.
Ma per Trent, censore al servizio della Città navigare nella coltre di dati tattici che lo aggiornavano in tempo reale dello stato d'avanzamento dell'operazione e sparare era  qualcosa di naturale come il respirare. Non si trattava solamente dell'addestramento che aveva ricevuto - che era il migliore disponibile nella Città - o del cyberware di prima categoria innestato nel suo corpo; il suo era puro e semplice talento naturale. Era come se fosse stato interfacciato con la rete fin dalla sua nascita; quasi più macchina che essere umano. 
I Logos e il Servizio di Sorveglianza della Camera di Sicurezza della Città l'avevano sempre tenuto d'occhio, fin da quando era stato programmato il suo concepimento nelle vasche di riproduzione del Distretto Centrale. Non appena era entrato nella polizia cittadina era stato immediatamente trasferito all'Ufficio dei Censori per iniziare l'addestramento che lo avrebbe reso uno dei sempre vigili guardiani della Città. I più erano tutt'ora convinti che fosse la punta di diamante del corpo censorio, il suo fiore all'occhiello, altri invece iniziavano a sussurrare che, forse, la parabola della sua carriera era giunta alla fase del declino.
Trent sapeva bene  che era lecito aspettarsi un comportamento del genere in un ambiente come quello, essere un censore era come essere un pesce predatore costretto a condividere una piscina molto piccola con una moltitudine di suoi simili. Ognuno era pronto ad azzannare a morte chiunque commettesse anche il più piccolo errore pur di aumentare di grado, raggiungendo quindi anche una miglior posizione sociale. Essere un agente della Camera di Sicurezza significava appartenere ad una delle élite della Città e non per niente ogni anno erano centinaia gli aspiranti agenti che facevano domanda per essere ammessi al corpo censorio; peccato che tutti loro ignorassero  che erano i Logos a decidere chi ammettere e chi no.
Del resto l'immortalità non poteva essere donata a cuor leggero.
Trent non dava molto peso alle chiacchiere su di lui. In fin dei conti poteva ritenersi soddisfatto del suo operato; era un ufficiale censore da oltre ottant'anni ed era un agente della Camera di Sicurezza da oltre il doppio di quegli anni. La sua stessa longevità era la prova delle sue capacità e della sua efficienza. Così come il tipo di incarichi che gli affidavano.
Certo ultimamente percepiva un lieve disappunto da parte dei suoi superiori ma il suo curriculum era esemplare. A eccezione di due sbavature...
Pochi anni standard prima, c'era stata l'indagine su John Revelator, detto J., una specie di rivoluzionario di seconda categoria che però era tenuto osservato strettamente dai principali Logos del Direttorio della LogoSfera. L'indagine era stata un fiasco, il ragazzo era stato catturato ma era morto prima che fosse riuscito a tirargli fuori qualcosa di utile. Poche settimane fa un'altra grana, la compagna di John, Magdalene,  aveva pensato di andarsi a fare un giro nella Nebbia dopo che tutta la feccia del Sotto Sprawl aveva deciso di dare di matto, iniziando a distruggere i livelli cittadini inferiori.
Era stato un mese molto faticoso anche per gli standard di Trent. In ogni istante orde di punk, probabilmente biomodificati da qualche ARNista completamente schizzato, potevano sciamare improvvisamente dal sottosuolo, per distruggere qualunque cosa potesse capitare loro a tiro. I primi giorni di quello che i media avevano ribattezzato il “Mese di Fuoco” se li era però persi. Nell'inseguire Magdalene nei livelli più bassi dello Sprawl cittadino era finito in una trappola esplosiva di una gang locale, nota col tag di NeoCortoCircuitati. Dopo l'incidente aveva rifiutato delle cure approfondite nella speranza di riuscire comunque a raggiungere la fuggitiva che si stava dirigendo verso uno dei Limiti della Città ma aveva fallito, i Logos che consigliavano la Camera di Sicurezza l'avevano quindi costretto a settantadue ore di riposo forzato per rigenerarsi.
Non aveva fatto in tempo a uscire da quelle maledette vasche di biorigenerazione che aveva saputo da alcuni suoi contatti della Crimini Informatici che era stata lanciata un'operazione in grande stile che aveva condotto allo sterminio delle Dodici Tribù Hacker, erano molto su di giri... nemmeno fossero andati loro fisicamente a fargli saltare la testa a quella feccia anarcoide. Quei sorrisi erano però evaporati in fretta visto che la Città, nemmeno dopo ventiquattro ore, aveva subito  il più grande assalto informatico di sempre a opera di un hacker misconosciuto di cui sapevano solo il nome di battaglia, K009.
Qualcosa stava bollendo in pentola e nell'ultimo periodo era stato sballottato a destra e a manca; diversamente dal solito non aveva potuto analizzare attentamente quello che stava succedendo. Giornalmente scaricava una copia della sua memoria a breve termine su un disco di backup nel suo cloud privato, nella speranza di avere, prima o poi, il tempo per studiare con attenzione i dati, per capire che schema nascondevano. Sapeva che da qualche parte doveva esserci, sentiva che doveva esserci qualcuno, un burattinaio, che muoveva  fili, come pupazzi, dando vita allo spettacolo intorno a lui. Gautama? Difficile, da quando era stato disconnesso. Qualche settore deviato del governo cittadino o qualche Logos Irrazionale? La risposta era là fuori... Peccato che non avesse avuto ancora tempo di potersi dedicare questa ricerca, impegnato com'era nel lavoro di pulizia dello Sprawl.
Era la quinta volta quella settimana che lo mandavano a infilarsi dei tunnel che si trovavano sotto Acciaiocity, il più grande complesso di acciaierie cittadino, edificato quasi mezzo millennio prima. Era lavoro di routine, cercare e distruggere, qualcosa di noioso per uno come lui. Questa volta, almeno, la preda era potenzialmente interessante. Secondo le informazioni scaricate dal Coordinamento Tattico della missione si trattava del nascondiglio dell'ultimo gruppo di superstiti dei NeoCortoCircuitati. Se fossero riusciti a catturarli c'era la possibilità di scaricare informazioni utili alle indagini dai cervelli di quella tecnofeccia. Finora non erano stati molto fortunati, i dati raccolti erano, nella migliore delle ipotesi, frammentari; da quei pochi dati l'Ufficio Analisi aveva solo potuto teorizzare che tutti gli scarafaggi emersi dal Sotto-Sprawl erano solo carne da cannone, mandata a fare il lavoro sporco o, come sospettava Trent, a deviare l'attenzione.
Stava controllando alcuni dati dal visore tattico dell'elmetto quando ricevette un chiamata prioritaria. Trent rimase sorpreso, i codici del messaggio non erano quelli della Camera di Sicurezza ma dell'Istituto di Ricerca. Si chiese che cosa diamine potessero volere da lui in quel momento. Il messaggio era lapidario, doveva lasciar perdere quell'operazione ad Acciaiocity e recarsi immediatamente alla sede principale dell'Istituto.
Visti i codici di priorità non era nella posizione di rifiutare perciò, a malincuore, si scollegò dalla rete dati della sua unità, comunicando il cambiamento di programma che lo riguardava al suo secondo e consigliandogli di utilizzare alcuni droni da ricognizione in più. Quelli laggiù erano bravi con le trappole esplosive.
Accendendosi una sigaretta saltò a bordo del primo trasporto diretto verso il complesso dei Palazzi della Giustizia dove si trovava la Camera di Sicurezza. Non aveva un buon presentimento...

Aveva visitato solo due volte l'Istituto, una colossale torre di plastacciaio perennemente illuminata a giorno, visibile da diversi chilometri di distanza usando le aviomobili. La prima volta che aveva varcato quell'entrata era stato quando gli avevano installato il cyberware base come Censore e fatto i test preliminari; la seconda volta invece quando gli ordinarono di consegnare a quei tecnici il cadavere di John Revelator. Quest'ultima era una cosa piuttosto strana ma, a quanto pareva, i Logos erano interessati a quella carne e quindi, diversamente dal resto degli abitanti della Città, non era stata destinata al Settore Smaltimento e Riciclo di Lievitown.
C'era tempesta quella sera. Forte vento e pioggia avevano colpito incessantemente il suo mezzo. Un presagio di quello che gli riserbava il futuro?
Senza perdere troppo tempo in inutili pensieri pilotò l'avio verso l'enorme massa di plastacciaio che si trovava davanti a lui, atterrando su una piattaforma nei pressi dell'entrata principale. Sceso dal suo mezzo di servizio venne subito investito da folate di vento freddo e uno scroscio di pioggia leggermente oleosa.
“Bell'inizio...” Pensò.
Tirandosi su il bavero della giacca si diresse verso l'ingresso più vicino, ad attenderlo una figura mingherlina che lo guardava con intensi occhi mandorla, di color azzurro. Conosceva quegli occhi, non si aspettava di rivederli.
«Non pensavo saresti stata tu il comitato di accoglienza, Patti.»
La donna sorrise freddamente: «A volte non abbiamo scelta, agente. Adesso, se abbiamo finito coi convenevoli, che ne dici di seguirmi. Abbiamo entrambi da fare.»
«Non che abbia scelta...» Replicò laconicamente l'uomo.
Lui e Patti, la sua gemella, non si vedevano ormai da diversi decenni , e nemmeno si parlava se per quello, da quando Courtney, una sua collega di grado inferiore e compagna della sorella, era morta in uno scontro a fuoco, durante quella che doveva essere un'operazione di routine. Era una storia vecchia più di un secolo standard ma sua sorella sembrava riuscire ancora a serbargli rancore...
Così, mentre l'agente faceva le sue considerazioni si accorse che stavano prendendo una strada diversa da quelle a lui note. Le sale briefing, con i vertici amministrativi dell'Istituto, si trovavano nelle sezioni apicali del grattacielo, loro invece si stavano dirigendo verso il basso. Non volendo manifestare il suo stupore aumento i filtri emotivi e iniziò a sfogliare nel suo database per capire dove stavano andando, la loro meta era la famigerata Sezione Interna.
Non ci era mai stato, nessuno della Camera di Sicurezza c'era mai stato laggiù se non forse qualche alto dirigente. Esistevano però diverse leggende urbane che riguardavano i corridoi sotterranei che si estendevano nelle viscere dell'Istituto di Ricerca. In effetti i suoi sensi erano allerta, c'era qualcosa di strano. Persino il suono delle loro scarpe sembrava venire assimilato dalle pareti circostanti.
Si aggiustò velocemente il nodo della cravatta mentre distrattamente si guardava attorno. Non che ci fosse qualcosa di notevole da guardare, le pareti erano di liscio plastacciaio, uniformi, standard e fredde. Nemmeno l'illuminazione dei plasma riusciva ad infondere una parvenza di calore, solo la luce necessaria a rendere illuminato il suo passaggio lungo i corridoi. 
Come accadeva sempre in quelle situazioni il processore dati. collegato alle sue periferiche sensoriali, stava memorizzando il tragitto fatto, innestandolo nella sua memoria più profonda del suo corpo. Se ci fosse stato bisogno il suo corpo avrebbe automaticamente saputo la strada da fare. 
Più si inoltravano nei corridoi e più l'agente si sforzava di capire cosa ci stesse facendo laggiù. Dai dati in suo possesso gli ingegneri di quel settore dell'Istituto da lui,  erano incaricati di controllare ed elaborare tutta la nuova tecnologia cittadina e, da quel poco che ne sapeva, la Sezione Interna era controllata direttamente dalla LogoSfera,. Che cosa potevano volere da lui i Logos?
Anche la presenza della sorella era un dato anomalo, Patricia “Patti” Smith, era un'abile genetista e nel corso dei decenni era ascesa a posizioni più elevate all'interno della Commissione Tecnologica dell'Istituto. In pratica tutto il bioware usato dagli agenti della Camera di Sicurezza e dagli alti livelli cittadini era progettato sotto la supervisione diretta di sua sorella. Se da qualche parte c'era una stanza dei bottoni lei era una di quelle persone che quei bottoni li pigiava.
«Ti vedo in forma, agente.» Disse la donna, dopo parecchi minuti di silenzio. Il tono di voce era freddo e asciutto, senza nessuna nota di gentilezza. Si adattava bene all'ambiente.
«Ci sono stati momenti peggiori, ingegnere.» Rispose in tono altrettanto freddo Trent: «Posso chiederti come mai sono stato convocato quaggiù?»
«Certamente. I Logos della Commissione di Controllo hanno analizzato la situazione creatasi in città nell'ultimo periodo. Da tutte le proiezioni effettuate, hanno ipotizzato che ci potesse essere una regia occulta dietro i più recenti fatti criminali che hanno ci hanno colpito.»
«Criminali che distruggono settori dei bassi livelli dello Sprawl è una cosa piuttosto comune...»
«Trent non offendiamo le nostre reciproche intelligenze cibernetiche. Mi riferisco alla sparizione della compagna del ribelle, John Revelator, ai moti di ribellione dello Sprawl e all'attacco che ha colpito la Matrice Sicurezza a opera di quell'hacker, il soggetto noto come K009, alias di Kurt Mercury.»
«Be', quello dovrebbe essere un problema risolto, no?»
«No.»
L'agente sollevò un sopracciglio: «Le mie informazioni indicavano che quell'hacker è deceduto nell'attacco alla Matrice di Sicurezza.»
«Il corpo biologico dell'hacker è morto ma c'è stato... qualcos'altro.»
«Qualcos'altro?»
«In virtù dei tuoi codici di sicurezza posso essere leggermente più esplicita. Qualcosa nella Matrice Gibsoniana si è attivato e per pochi nanosecondi abbiamo percepito l'eco di un'entità cybernetica che ha inglobato i codici dell'hacker.
«Uhm... sembrerebbe un problema affascinante.»
«Affascinante?» Il cambiamento del tono di voce della sorella sorprese Trent, aveva forse percepito una nota di sarcasmo nella voce di Patti; scoperte come questa potevano far incrinare la fede nella Visione e nei Logos!
«Ad ogni modo agente questo non è un suo problema. Ci stanno pensando i Mastini della LogoSfera a indagare su questo caso.» Continuò la sorella.
Aveva sentito parlare di quella particolare classe di Logos, erano emanazione diretta del Direttorio della LogoSfera ed erano Intelligenze Artificiali così pericolose che i loro costrutti erano rigorosamente temporanei visti i danni che potevano recare alla Realtà; se erano in campo doveva essere davvero una faccenda complicata.
«È tutto sotto controllo. Non ti interessava sapere il motivo della tua convocazione?» Riprese la donna.
Il fatto che Patti volesse cambiare discorso indicava che il problema doveva essere decisamente complicato. Interessante.
«Prima mi avevi accennato a proiezioni che indicavano la possibilità che potesse esserci qualcuno dietro gli eventi degli ultimi giorni, puoi essere più esplicita?»
«Certo, ti sto scaricando direttamente nel tuo cloud privato tutti i fascicoli dell'indagine preliminare compiuta dalla Sezione Investigativa della Commissione di Controllo. Sono certa che te ne stai già interessando, questi nuovi dati dovrebbero esserti utili. Ora però, se mi vuol seguire, voglio farti conoscere il tuo nuovo partner.»
«Che cosa?!»
Una delle cose che le nuove reclute dei Censori imparavano era che gli agenti più anziani erano così in gamba da non aver bisogno di lavorare in coppia e che tra questi, l'agente Trent Smith non aveva mai avuto avuto bisogno di un partner.

Il corpo immerso nella vasca rigenerativa aveva attirato la curiosità di Trent; per qualche motivo si era aspettato un maschio invece si trattava di una femmina. Benché la corporatura fosse minuta dava l'impressione di essere dotata di un notevole potenziale atletico innato, sicuramente i il ceppo genetico da cui era stata selezionata doveva essere stato scelto accuratamente, oltre a essere stato sicuramente biopotenziato. Qualcosa però nella figura immersa nel liquido bluastro lo lasciava perplesso, come se il suo sesto senso cercasse di avvisarlo che c'era qualcosa di sbagliato.
«Vedo un certo interesse nei confronti della tua futura collega. Questo mi fa piacere.» Il tono di Patti sembrava moderatamente allegro, come quello di un bambino quando vuol mostrare a tutti i suoi amichetti un giocattolo nuovo e costoso: «Ovviamente il fatto che si trovi in una vasca rigenerativa è un dettaglio che avrai certamente notato, agente. Quella che ha di fronte infatti non è un soggetto allevato normalmente da una matrice biologica. Si tratta di un recupero.»
«Un recupero?! Di chi?» Dunque si trattava del clone di qualcuno. Il volto, però, non era in nessuno degli archivi che stava consultando.
«Non affannarti in inutili ricerche Trent, i bio-dati di questo corpo non sono presenti in nessun archivio genetico, il corpo è stato creato ex-novo.»
«Uhm... allora di chi sarebbe un clone?»
«Probabilmente aver usato la parola clone è stato leggermente fuorviante.» La donna si appoggiò alla parete dando al censore l'idea che si stesse davvero divertendo molto a tenerlo sulle spine; in memoria aveva i protocolli delle procedure di attivazione dei cloni di recupero e quella a cui stava assistente era decisamente inusuale. Inoltre il comportamento di sua sorella mal si conciliava coi suoi ricordi. Scaricò velocemente il file del profilo psicologico di Patti, più tardi avrebbe deciso di analizzarlo. Privatamente.
«In effetti devo scusarmi.» Proseguì l'ingegnere «Per un uomo così profondamente legato alle procedure come sei tu quello che sta accadendo in questo laboratorio deve sembrare risultare decisamente strano. In realtà i Logos erano maggiormente interessati a recuperare una mente invece  di un corpo.».
L'agente sollevò un sopracciglio: «Un ripristino dati mentale disgiunto da quello biologico? Non ne avevo mai sentito parlare...»
«La procedura è sempre rimasta pura teoria ma è tecnicamente possibile. Come sai, per esperienza diretta, il recupero della coscienza è sempre stato legato al ripristino di un clone del corpo del soggetto. È per questo che esistono banche di tessuti di tutti coloro che lavorano alle dirette dipendenze dei Logos, rimpiazzare soggetti così qualificati addestrandone altri richiedere una perdita di tempo e risorse non giustificabile. Ad esempio occorrono circa sei anni per trasformare una recluta in un censore pienamente operativo, in caso di morte è molto più conveniente approntare un clone per il corpo e scaricarne all'interno l'ultimo backup disponibile della coscienza.»
«Sono a conoscenza di queste cose Patti, ma non mi risulta che negli ultimi due mesi siano deceduti censori o personalità così importanti da dover ricorrere ad un ripristino.»
«È vero, infatti l'intenzione della LogoSfera non è quello di ripristinare un governativo, ma un semplice cittadino.»
«Cosa...?» Il tono di voce dell'agente era decisamente sorpreso: «Mi sembra tutto molto... irregolare... non pensavo nemmeno potesse essere tecnicamente possibile. I comuni cittadini non dispongono di tecnologia di back up cerebrale»
«Tecnicamente è possibile. La società moderna ha trasceso i limiti della biosfera; ci troviamo a tutti gli effetti, in una noosfera. Tutte le entità della Città, escludendo frange estreme di ribelli luddisti, sono connesse in qualche maniera alla Rete. Immagino non dovrebbe stupirti particolarmente  sapere che, a livello di configurazione base, non c'è molta differenza tra un normale impianto standard di connessione cerebrale in uso dalla maggior parte dei cittadini e la bio-interfaccia operativa di un censore.»
«Quindi si potrebbe dire che, in linea teorica i Logos, possono accedere ai pensieri di tutta la cittadinanza?»
«Sarebbe possibile. Ma è poco efficiente, richiederebbe l'immagazzinamento di una tale mole di dati che consumerebbe troppa energia.»
«I Censori sono però permanentemente collegati con settori speciali della LogoSfera.»
«È vero, ma voi, per usare un'antica espressione, avete venduto la vostra anima ai Logos... chiunque lavori come noi per la LogoSfera rinuncia alla propria libertà individuale. È come se facessimo parte di un grande alveare mentale.»
«Libertà individuale...? Alla luce di questo discorso, Ingegnere, direi che è davvero una merce molto rara in Città, non solo per noi. I Logos potrebbero persino decidere di alterare i pensieri dell'intera popolazione. A pensarci bene, agendo in questa maniera si eviterebbe di perdere inutilmente tempo con queste ribellioni.»
«Il tuo discorso è perfettamente logico, da agente, ma non tiene conto di alcuni fattori. Il primo è il fatto che c'è una bella differenza, in termini di costo energetico, tra ascoltare dati-pensiero e modificarli, anche per una percentuale molto bassa della popolazione. Secondo, le ribellioni servono alla nostra società. Sono una valvola di sfogo. Come lo sono i senso-drammi, un incontro sportivo o l'utilizzo di droghe ricreative. Una società incatenata ad una Visione troppo rigida non durerebbe a lungo e gli individui perderebbero la loro umanità... il fulcro della Visione dei Logos.»
«Umanità? Andiamo! Che cos'è l'umanità di fronte all'ordine e alla sicurezza? Non scherziamo; qualunque cittadino, indipendentemente dalla propria estrazione sociale, sarebbero ben disposto a rinunciarci in cambio di maggior sicurezza.»
«Infatti, Trent, l'umanità ha già, inconsapevolmente, perso parte della sua umanità; passami il gioco di parole. Il tutto in cambio di una maggior percezione di sicurezza. Nella nostra epoca il crimine, statisticamente parlando non esiste! Il numero di reati è ridicolmente basso in rapporto alla popolazione ma appunto per questo che anche un semplice assassinio viene percepito in modo molto più amplificato di quello che è. Se persuadi un soggetto a vivere in un certo modo questo si convincerà che quello è l'unico modo possibile di farlo, per quanto degradante.» La donna fece un pausa: «C'è un altro fattore che vorrei ti fosse chiaro prima di abbandonare questo discorso e presentarti la sua collega.»
«Quale sarebbe?»
«I Logos. La loro programmazione nei confronti degli esseri umani. Il loro desiderio non è quello di governare l'umanità, ma consigliarla in modo da permetterle il miglior sviluppo possibile all'interno della Realtà. Questa società è un organismo simbiontico, sia gli esseri umani che la LogoSfera sono legati l'uno all'altra, indissolubilmente. Il destino di uno è inestricabilmente vincolato a quello dell'altro. A volte le proiezioni della Commissione di Controllo porta a decisioni difficili ma tutto al fine di preservare questa società, l'unica ancora di salvezza per la razza umana. L'alternativa la conosci, gli Xeno...»
“Preservare la società?! Sarebbe più corretto dire preservare lo status-quo.” Pensò il censore. Era davvero molto tempo che non vedeva la sua gemella, era proprio diversa. Ma, del resto, anche lui un tempo era diverso. Per quanto efficienti potessero essere i suoi filtri emotivi uccidere qualcuno inevitabilmente di cambiava e lui uccideva per conto della Camera di Sicurezza da quasi due secoli. Ma cosa poteva aver cambiato Patti in quel modo, la semplice morte di Courtney? Possibile che gli attaccamenti emotivi potessero generare queste deviazioni?
«Quindi, lasciando perdere i discorsi filosofici, i Logos vogliono recuperare la memoria di qualcuno attivando questo clone con, immagino, tutto quello che sono riusciti a recuperare della sua matrice mnemonica originaria, ma... che c'entro io?»
Patti sorrise: «Perché, fratello, per il soggetto originario tu eri quanto di più vicino al nemico numero uno. Prima o poi le vostre dinamiche interpersonali catalizzeranno una reazione nei frammenti della sua memoria primitiva. Sono certo che capirai che i dati contenuti in quella memoria sono molto importanti per i Logo che che, quindi, la vita del soggetto è prioritaria. Non credo sia necessario innestarti una direttiva di blocco primaria per evitarti di ammazzarla se ti trovassi in pericolo, giusto?»
«Giusto.» Rispose l'uomo a denti stretti.
Da sempre Trent era stato convinto di essere molto più vicino alla macchina che agli esseri umani ma, dopo aver osservato attentamente gli occhi della sorella capì che lei lo era sicuramente più di lui. Non c'era traccia di umanità in quello sguardo. Lei era il pesce predatore che voleva cenare con le sue budella.
Fratello e sorella si fissarono silenziosamente per pochi istanti.
«Vai nell'altra stanza.» Disse l'ingegnere: «Attiverò le procedure di risveglio del clone, un paio d'ore e il tuo collega sarà pienamente operativo.»
«Non vedo l'ora...» Fu tutto quello che poté aggiungere l'agente mentre si dirigeva verso la sala d'attesa.

Trent controllò rapidamente il pad con i dati della missione nel tank comando; un'altra incursione dal Sotto Sprawl, un nutrito gruppo di punk era sciamato dalle profondità dei condotti di scolo cittadini e stava mettendo a ferro e fuoco un esteso settore di Acciaiocity. 
Sospirò.
Sarebbe stato il vero battesimo del fuoco per la sua partner. L'agente censore Judith Maynard.
Lavoravano insieme ormai da una settimana standard, la donna aveva avuto sempre un comportamento normale, per gli standard dei censori. Oggettivamente, dovette ammettere, che era maledettamente in gamba, c'erano state alcune operazioni di routine e lei si era comportata sempre all'altezza. Chissà se per suo merito o per qualche bio-ingegnerizzazione della Sezione Interna.
Qualunque fosse il piano che sua sorella aveva architettato non era quello il momento per pensarci. Aumentò il livello dei filtri emotivi del suo bioware in modo da calmarsi ed essere perfettamente lucido poi uscì dal tank.
Judith lo stava attendendo, come gli altri tre elementi che componevano la sua squadra, indossava già armatura tattica da combattimento ed era già collegata in rete; i tre attendevano solo che si interfacciasse anche lui per iniziare la caccia. Anche senza la meta-condivisione della rete tattica censoria poteva percepire la loro voglia di agire. Solo la sua partner era calma. Filtri emotivi molto efficaci o semplice freddezza della macchina?
Collegarsi richiese meno di un pensiero.
“Squadra, attenti!” Quando la voce di Trent risuonò nelle loro menti tutti i membri della squadra scattarono sull'attenti. Mentre stava condividendo le planimetrie e i piani tattici l'agente proseguì: “La nostra squadra si occuperà del settore 007 di quest'acciaieria. L'agente Maynard sarà il mio secondo in comando e coprirà il mio lato sinistro insieme a Corgan; Grohl e Novoselic invece si occuperanno del lato destro. Vi voglio sul chi vive, dalle informazioni dell'intelligence risulta che qui dentro si nasconda l'ultima cellula di un gruppo di ribelli noti come NeoCortoCircuitati; sappiamo già che si tratta di gente pronta a tutto e di sicuro non hanno niente da perdere. Se possibile catturateli vivi, altrimenti assicuratevi di danneggiare il meno possibile i loro cervelli. Oltre a questo le squadre tecniche hanno rilevato delle strane interferenze, quindi, a parte la rete tattica di ogni squadra, una volta dentro saremo praticamente tagliati fuori dalla Rete. Dovremo quindi affidarci al nostro hardware per finire questa missione, niente supporto dati esterno. Adesso muoviamoci, alla base vogliono delle risposte.”
Non appena ricevette la luce verde dal comando missione iniziò a muoversi all'interno dell'acciaieria. La sua squadra stava eseguendo perfettamente le direttive impartite nei piani elaborati dal comando. La struttura dentro cui si trovavano era vecchia forse di due o tre secoli standard, ormai usata come deposito per materiali e scorie degli impianti più moderni ma, sopratutto, come ricovero di fortuna di sbandati. Sul suo visore tattico vedeva i suoi muoversi attraverso gli ampi settori dell'acciaieria senza che ci fossero particolari ostacoli sul loro percorso.  
“Capo, qui forse abbiamo trovato qualcosa.” Era la voce di Judith a risuonargli direttamente nel cervello; si diresse immediatamente verso la donna, ordinando all'altra squadra di cambiare il suo percorso e raggiungere la sua precedente posizione in modo da coprirgli le spalle.
Arrivato dove si trovavano Maynard e Corgan, si chinò per osservare quello che i due avevano trovato attaccato a un pilone. Si trattava di uno strano congegno, una specie di ripetitore, probabilmente wifi.
“Ignoro cosa possa essere, ma potrebbe essere legato all'interferenza che hanno rilevato.” Riferì Corgan, che era l'esperto tecnologico del gruppo. “Oltre a questo  abbiamo individuato diversi glifi dei NeoCortoCircuitati in zona e anche qualcosa di simile a un glifo delle tribù hacker.”
“Simile che significa?” Gli fece Trent.
“Be', non è uno dei dodici glifi conosciuti ma ne incorpora elementi di tutti, come...” Si interruppe un attimo. “Come se ci fosse un'altra tribù”.
L'agente Smith guardò prima l'uomo e poi la donna, che scrollò le spalle.
“Non ho mai ricevuto informazioni dell'esistenza di una fantomatica tredicesima tribù. Per ora lasciamo perdere e concentriamoci sul bersaglio. Corgan, cerca di capire cos'è quell'affare e tu Judith, prendi delle olopic di quel tecnoglifo.”
All'improvviso una comunicazione di emergenza di Grohl, erano stati attaccati da un gruppo di ribelli ed erano sotto il tiro di armi pesanti.
Prima che Trent potesse anche solo pensare qualcosa una fortissima interferenza dati mandò in corto il suo cyberware; la Realtà intorno a lui esplose le connessioni della sua interfaccia cerebrale iniziarono a mandargli segnali impossibili, come se tutto il suo spazio dati cerebrale fosse stato contaminato da un potente malware. Il suo corpo era completamente paralizzato e a peggiorare la situazione ci si era messo anche un gruppo di nemici che, dall'alto di un montacarichi, li stava bersagliando con colpi di bazooka e lanciamissili. Nella condizione in cui si trovava non poté far nulla quando  Corgan venne centrato in pieno da una granata, esplodendo in pezzi. 
Poi tutto divenne buio quando il suo neuro sistema andò in shut down.

Così come erano scomparsi, i dati tornarono a riempire il suo spazio mentale; il ripristino d'emergenza del suo bioware si era attivato. Non appena gli si aprirono nuovamente gli occhi lanciò immediatamente un programma di diagnostica generale mentre si guardava attorno. A pochi metri da lui c'erano i resti dell'agente Corgan, ridotto ormai ad un ammasso informe di carne e plastacciaio; era un buon agente, l'avrebbero sicuramente recuperato in tempi brevi. Il programma diagnostico lo informò che non c'erano seri danni alla sua struttura ma continuava ad esserci una forte un'interferenza alla portante dati, questa non solo bloccava l'accesso alla Rete ma sembrava aver limitato drasticamente l'accesso anche alla rete tattica delle unità dei censori in quell'azione.
Riparandosi dietro ad una colonna di acciaio controllò la posizione degli altri membri della squadra. Di Grohl e Novoselic non c'era traccia ma, a un centinaio di metri da lui, c'era un puntino verde. I bio-dati confermavano che si trattava di Judith, ed era viva.
Si guardò attorno usando gli infrarossi, la zona sembrava essere sgombra. Doveva raggiungere il prima possibile la sua compagna se volevano avere una speranza di cavarsela. L'armatura però era stata seriamente danneggiata dal fuoco nemico, i servomeccanismi e i giroscopi non riuscivano a dare la spinta necessaria a farlo muovere come desiderava. Trent decise quindi di liberarsene in fretta rimanendo solo con la tuta protettiva, controllò di nuovo l'area e vide che Judith era ancora riversa a terra, immobile, all'imbocco di un corridoio. Se non altro quella zona non era stata bombardata con l'artiglieria pesante.
Con molta circospezione  la raggiunse, l'armatura tattica della donna era crivellata di colpi ma le spie del bio-monitor erano tutte sul verde. Senza perdere troppo tempo attivò l'apertura d'emergenza e la estrasse. Incredibilmente la maggior parte dei colpi erano stati assorbiti dalle lamine in plastacciaio dell'armatura, le ferite di Judith erano superficiali e da quello che poteva vedere i suoi naniti stavano già riparando la maggior parte dei danni.
Le diede qualche colpetto per svegliarla e, non appena lei aprì gli occhi, le fece segno ti stare zitta.
«Ci hanno colto di sorpresa.» Sussurrò: «Corgan è stato ammazzato mentre e sia Grohl che Novoselic sono spariti. Adesso che sei sveglia ti sarai anche accorta che sia scollegati anche dalla rete tattica. Ce la fai a muoverti?»
La ragazza annuì.
Mentre l'aiutava ad alzarsi controllò le planimetrie dell'impianto,il corridoio che avevano davanti a loro portava nella vecchia area degli altoforni. Secondo i dati la maggior parte delle strutture produttive erano state spostate ma quello che era rimasto la rendeva una zona ideale delle imboscate. L'alternativa era tornare indietro ma, viste le condizioni della compagna, sarebbero stati un bersaglio facile se quelle merde dei NeoCortoCircuitati erano nascosti da qualche parte. Non aveva voglia di riprovare il processo di resurrezione. Inoltre doveva proteggere Maynard, almeno fino a quando i ricordi della sua precedente vita non fossero riemersi. Sua sorella era stata categorica, il processo di resurrezione poteva compromettere permanentemente la matrice mnemonica del clone.
«Ascoltami bene.» Disse Trent alla donna. «Indietro non possiamo andare quindi non ci resta altro che proseguire e cercare di capire che sta succedendo. Ok?»
Judith annuì e sussurrò: «Prima... il mio hardware sembrava impazzito... anche la mia interfaccia dati era andata in cortocircuito, ho visto che qualcuno di quei bastardi che si era intrufolato qui dentro... ho cercato di inseguirlo... ma c'è stato uno shut down dei sistemi...»
«Anche a me è successa la stessa cosa. Sicuramente anche le altre squadre avranno avuto dei problemi. La missione è andata a puttane e entro una quindicina di minuti arriveranno coi tank e gli agv e raderanno al suolo questo posto costringendo quei topi di fogna a tornare nel Sotto-Sprawl. Ma io voglio delle cazzo di risposte. Adesso alzati e andiamo a prendere il tuo fuggitivo.»
Judith annuì ma Trent vide che era pallida, I bio-dati della ragazza erano impazziti, sopratutto quelli legati all'attività cerebrale, le aree preposte alla memoria erano come impazzite. O il suo cervello stava per avere un crash definitivo o forse le vecchie memorie si stavano attivando.
Proprio nel momento peggiore.
Assicuratosi che la donna ce la potesse fare iniziò a muoversi lungo il corridoio, la sua partner era una decina di metri dietro, di copertura. Proseguirono lentamente, controllando ogni intersezione per evitare guai. I NeoCortoCircuitati però sembrano essere evaporati. Alla fine i due censori sbucarono in una grande arena coperta. Ovunque c'erano tracce di un antico passato industriale, pile di metallo semilavorato stavano morendo lentamente, arrugginendosi, come la maggior parte dei macchinari che non erano stati considerati utili quando i Logos addetti all'urbanistica avevano deciso di spostare la produzione di quest'area in un'altra zona.
Trent si chiese se un giorno, quando non sarebbe stato considerato più utile dalle Intelligenze Artificiali della LogoSfera, sarebbe stato lasciato ad arrugginire in qualche angolo della Camera di Sicurezza?
Scosse la testa. No, non era quello il momento per quelle routine di pensieri. La situazione era già abbastanza complicata, ora doveva concentrarsi unicamente sul riportare a casa la pelle, possibilmente con qualche elemento utile a capire cos'era successo. Regolò i filtri emotivi e la produzione di calmanti perché gli si schiarisse la mente.
Fece segno a Judith di nascondersi dietro alcune travi di metallo mentre controllava più attentamente l'area, utilizzando il suo scanner ottico. Sembra non ci fossero minacce, almeno nulla che Trent potesse percepire col suo cyberware. Scattò dietro ad una colonna e fece cenno a Judith di raggiungerlo.
Non appena la donna si mosse ci fu di nuovo quel fortissimo segnale d'interferenza e la Realtà decise nuovamente di prendersi una pausa.
Trent questa volta riuscì a percepire, un'istante prima dell'esplosione, la portante dati proveniente da qualche punto della struttura in cui si trovavano. Non sapeva come, ma questa volta sembrava riuscire ad arginare in qualche modo gli effetti dell'interferenza. Almeno lui, perché Judith era di nuovo faccia a terra.
Non aveva molta scelta. Grugnì e guizzò alla volta della ragazza.
Fortunatamente vide che il colpo stava arrivando con la coda dell'occhio, solo grazie a questo  colpo di fortuna, ed eccellenti sintetizzatori di adrenalina accoppiati a fibre muscolari sintetiche all'avanguardia, era riuscito a spostarsi leggermente di lato mentre il pungo d'acciaio comparso all'improvviso andava a schiantarsi contro la sua spalla invece che contro la sua tempia. Fu però più che sufficiente a farlo volare di diversi metri.
Il censore si sentì come se fosse stato investito in pieno da un vagone della metropolitana, tutti i sistemi stavano lavorando all'impazzata per fargli recuperare l'equilibrio. Alzandosi vide una figura imponente apparire dietro un mantello mimetico. Il gigante era ricoperto da glifi dei NeoCortoCircuitati, impianti cibernetici di metallo cromato e uno sguardo assassino.
Murubutu avanzò deciso verso l'agente, il colosso di colore forse non aveva l'ultimo grido in fatto di cyberware ma quello che aveva addosso era dannatamente efficace; afferrò Trent con entrambe le braccia e iniziò a stritolarlo. Solo le leghe speciali con cui avevano rinforzato lo scheletro dell'agente lo stavano salvando dalla morte, mentre i naniti cercavo di riparare il più velocemente possibile ai danni interni che stava subendo.
«Allora bastardo, cosa si prova a guardare in faccia la morte?» La voce del gigante era profonda, decisa. Trent comprese subito che da quel duello solo uno dei due ne sarebbe uscito vivo. 
«Anche se non sono riuscito a salvare J. almeno Magdalene sono riuscito a fare in modo che arrivasse in un luogo sicuro.»
«Dove? Nella Nebbia...?» Riuscì a dire l'agente sputando sangue. «Se pensi che gli Xeno possano essere di aiuto alla Città ti sbagli. Loro vogliono distruggere questa Realtà...»
«No, ti sbagli. Johnny ci ha detto che ci avrebbero aperto gli occhi. Quella che tu chiami Realtà io la chiamo Menzogna!»
«Quelle cose... vogliono distruggere la LogoSfera e... senza i Logos non potremmo sopravvivere!» Disperatamente il censore cercò di raggiungere la cintura con la mano sinistra.
«Non sai niente. I Logos ci tengono prigionieri!»
«No! Senza di loro ci attenderebbe solo il vuoto! Il Nulla!» Gli urlò Trent mentre con un ultimo, disperato sforzo, riuscì a estrarre due mini granate magnetiche. Il vecchio cyberware usato da Murubutu aveva un grosso problema, l'ampio utilizzo di metallo. Aveva sicuramente dei vantaggi ma era altrettanto vero che era l'ideale per piazzarci delle granate magnetiche.
Lo scoppio fu forte e scaraventò Trent a venti metri di distanza, insieme al braccio sinistro del suo avversario. Sputò un denso fiotto di sangue... non sapeva come ma era vivo.
Nonostante le ferite e i sensi ottenebrati dall'esplosione, con uno sforzo incredibile si mise in piedi e si girò, trovandosi Judith di fronte.
Lei gli sorrise e gli sparò a bruciapelo.

Trent aprì gli occhi. Il colpo non era stato letale, le lamine in plastacciaio e kevlar della tuta lo avevano protetto, ma sentiva che il proiettile aveva provocato una ferita profonda, oltre ad averlo mandato di nuovo al tappeto.
Il censore ansimava faticosamente, sentiva che tutto, quel giorno, era andato terribilmente storto. Stava fissando il cielo, la copertura di quella zone non c'era più e attraverso volute di fumo vedeva le scure nubi del cielo notturno. Sentiva chiaramente l'odore di esplosivo nell'aria. 
Cercò disperatamente un canale di comunicazione con il centro comando della missione, ma era tutto inutile. Quelle interferenze l'avevano tagliato fuori dalla Rete, per la prima volta nella sua vita era scollegato... era solo. 
Il fumo si stava diradando, sentiva le nano-macchine nella sua carne lavorare per rimettere in sesto il suo corpo. Aveva le braccia e diverse costole rotte, un foro nella pancia e probabilmente anche qualche altro trauma interno.
Judith comparve all'improvviso nella sua visuale appannata, si chinò su di lui e lo baciò, appassionatamente.
Dopo aver allontanato le sua labbra da quelle dell'uomo la ragazza gli sorrise: «Non temere, non voglio ucciderti, oggi. Preferisco che tu faccia ritorno nella tua cuccia e dica ai tuoi padroni che ce l'hanno fatta. Anche se non completamente, ho recuperato la maggior parte della mia memoria, almeno quella che mi serve davvero. Di' ai Logos che ora ricordo chi sono.»
Mentre la ragazza si stava allontanando Trent fece uno sforzo e, digrignando i denti, le disse: «Chi... chi sei?»
Lei si fermò e si voltò verso l'agente ferito, sorridendo: «Sono J.»
Poi le ombre inghiottirono la figura della donna.